In questa nuova avventura Substack ho intenzione di scrivere di libri belli di storia, come ho scelto di indicare nel sottotitolo odierno. Comincio proponendovi unāintervista che ho fatto per Il T Quotidiano a Guido Alfani, autore di Come dĆØi tra gli uomini. Una storia dei ricchi in Occidente (Laterza 2024). A essere precisi, ĆØ una versione un poā più lunga di quella apparsa sul giornale.
Lāidea dellāintervista a Guido Alfani ĆØ nata dalla presentazione del libro, che abbiamo fatto a Trento nella sede del mio Istituto lo scorso 17 ottobre (2024, per chi leggerĆ in futuro). Ne ĆØ venuta fuori una bella chiacchierata, a mio parere. Eccola.
Ć uscito di recente per Laterza il nuovo libro di Guido Alfani, professore ordinario allāUniversitĆ Bocconi di Milano. Si intitola Ā«Come dĆØi fra gli uomini. Una storia dei ricchi in OccidenteĀ» ed ĆØ la traduzione dallāinglese di Ā«As Gods Among Men: A History of the Rich in the WestĀ» (Princeton University Press, dicembre 2023), curata da Federico Lopiparo.
A Guido Alfani ho chiesto di raccontarci qualche passo della storia evocata nel titolo del suo libro: ecco il link alla pagina dellāeditore.
Cominciamo dal tempo: la tua è una ricerca di lungo periodo, che spazia dal 1200 ai giorni nostri. Perché questi secoli?
Il Medioevo ĆØ il momento in cui, nella cultura occidentale, ha inizio una profonda riflessione sui ricchi, e questo perchĆ©, a partire dalla cosiddetta ārivoluzione commercialeā dellāXI e XII secolo, alcune famiglie non-nobili erano riuscite ad accumulare fortune molto superiori a quelle esistenti in precedenza. Nel XIII secolo molti teologi e pensatori osservarono questo cambiamento sociale, e sostanzialmente lo condannarono. Non riuscirono ad arrestarlo, ma radicarono nella cultura occidentale un certo sospetto verso i ricchi, e soprattutto verso quanti si arricchiscono con la finanza, un sospetto e una diffidenza che si sono certamente indeboliti nel tempo, ma in qualche forma perdurano sino a oggi. Possiamo accorgercene, però, solo adottando uno sguardo di lungo periodo: quindi dobbiamo iniziare āalmenoā attorno al 1200⦠Aggiungo un ulteriore elemento: se guardiamo ai dati oggi disponibili circa la concentrazione della ricchezza nel tempo, possiamo talvolta risalire fino al 1300 circa. Anche da questo punto di vista, diciamo, il XIII secolo, che ĆØ giusto oltre la nostra capacitĆ di misurare, ad esempio, la quota di ricchezza degli āone-percentersā medievali, costituisce un punto di partenza molto conveniente.
Proseguiamo con lo spazio, riferendoci a un pezzetto dellāOccidente evocato nel titolo. LāItalia, oggi, non ĆØ un Paese per ricchi. Ć sempre stato cosƬ?
Io direi che oggi, in realtĆ , lāItalia ĆØ un Paese abbastanza accogliente per i ricchi⦠senzāaltro per i ricchi stranieri, che spesso ottengono di trasferirsi da noi a condizioni di vantaggio! Ma non ĆØ certo il Paese ādeiā ricchi, nel senso che la ricchezza media netta degli Italiani ĆØ più bassa rispetto a quella della gran parte degli altri Paesi occidentali (si stimano 210,000 euro per abitante nel 2022 rispetto, ad esempio, ai 296.000 della Francia o addirittura ai 650.000 della Svizzera), e anche per la relativa scarsitĆ di super-ricchi. Secondo Forbes, nel 2024 solo due italiani rientravano nella lista delle 100 persone più ricche del mondo: Giovanni Ferrero e Andrea Pignataro, il fondatore di ION Group (una societĆ fintech).
Chi sono i ricchi e cosāĆØ la ricchezza? Le risposte a queste domande sono cambiate nel tempo?
La composizione della ricchezza ĆØ senzāaltro cambiata molto nel corso del tempo. Nel Medioevo la terra e gli immobili in generale ne erano di gran lunga la componente principale; ad esempio, nel 1427 in Toscana rappresentavano il 53% della ricchezza complessiva. Oggi, invece, sono gli asset finanziari a dominare⦠nel 2020 costituivano il 45,5% della ricchezza privata dellāEuropa continentale, e addirittura il 73,2% di quella degli Stati Uniti! Quindi definire la ricchezza nel corso del tempo ĆØ complicato. Ć complicato anche definire i ricchi, ma qui possiamo applicare degli standard costanti attraverso i secoli, se consideriamo che i ricchi sono tali in relazione a tutti gli altri. Questo vuol dire che, anche se le societĆ occidentali contemporanee sono molto più āriccheā di quelle del passato perchĆ© quasi tutti i loro membri hanno accesso a molti più beni materiali, ogni societĆ ha avuto i suoi ricchi, e i suoi poveri. Io uso due definizioni di ricco: chi appartiene al 5% (o 1%) più benestante della popolazione, e chi ha ricchezza pari ad almeno 10 volte il livello mediano della societĆ cui appartiene.
Come si diventa, e come si rimane ricchi?
Io identifico, nel corso della storia, tre percorsi verso la ricchezza particolarmente rilevanti: quello della nobiltĆ e dellāaristocrazia, quello dellāimprenditoria e dellāinnovazione, e quello della finanza. Oggi, diventare ricchi con la finanza ĆØ molto più frequente rispetto a qualsiasi epoca passata. Potremmo immaginare che il percorso della nobiltĆ non sia più rilevante, ma se consideriamo in generale lāaristocrazia (che può essere unāaristocrazia del denaro, senza titoli nobiliari), allora dobbiamo rilevare che sta crescendo la preoccupazione per il grande ritorno della ricchezza ereditata. Oggi tendiamo a ritenere che, tra tutti, il modo più legittimo di arricchirsi sia lāimprenditorialitĆ e lāinnovazione, che porta a ācostruireā ricchezza, ma il progressivo emergere di dinastie imprenditoriali conduce sempre, nella storia, a fasi di aristocratizzazione delle fortune di origini imprenditoriali, finchĆ© diventa difficile sostenere che chi le eredita sia ricco per āmeritoāā¦
Parliamo di tasse e di mecenatismo. La società si aspetta che chi ha di più restituisca qualcosa. Come succede ed è successo?
I teologi medievali come Tommaso dāAquino consideravano i āpopolaniā arricchiti come un branco di peccatori: perchĆ© avevano accumulato beni, invece di usarli per aiutare i poveri? Ma a partire dal Quattrocento, gli umanisti, in particolare italiani ma non solo, trovano ai ricchi un ruolo da svolgere nella societĆ , e per tale via ottenere legittimitĆ . Si trattava, in primo luogo, di essere disponibili ad aiutare le loro societĆ in tempi di crisi, prestando denaro ai governi o lasciandosi tassare. I ricchi occidentali hanno adempiuto a tale ruolo sino al XX secolo, ma ĆØ molto dubbio che abbiano continuato a farlo nel corso delle crisi del XXI⦠Il secondo compito che fu assegnato ai ricchi ĆØ la magnificenza, ovvero āfare grandi coseā, di cui anche il mecenatismo fa parte. Idealmente, ĆØ un modo per trasformare le ricchezze private in una sorta di pubblico beneficio. Quindi, fondare chiese, monasteri, ospedali e biblioteche e farli decorare da grandi artisti, ma anche costruire splendide dimore private, che però tutti possono ammirare, almeno dallāesterno.
Quali sono le costanti nei rapporti tra ricchezza e politica? Ci sono specificitĆ proprie del nostro tempo?
Menzionavo prima la magnificenza: che ĆØ anche la rivendicazione āpoliticaā di avere un diritto a governare⦠chi osservava la magnificenza di Cosimo deā Medici a Firenze sapeva benissimo che tipo di scambio gli veniva offerto!Ā Il che mette in una nuova luce il dibattito in corso su quello che oggi tendiamo a chiamare āfilantropiaā o āgivingā, che sembrano termini più neutri e (apposta?) occultano il possibile contraccambio - ad esempio, influenza sulla politica e sul policy-making... Sul rapporto tra ricchezza e politica vi sarebbe molto altro da dire, ma mi limito a osservare che, se parliamo di democrazia, dallāAtene classica alle cittĆ -stato ārepubblicaneā del tardo Medioevo alle moderne democrazie occidentali, la presenza di super-ricchi ĆØ sempre stata considerata potenzialmente problematica: da Aristotele, addirittura, sino a Thomas Piketty e oltre! Infatti, come possiamo aspettarci che un super-ricco che, anche senza āscendere in campoā direttamente, decida di finanziare massicciamente una campagna elettorale come sta facendo Elon Musk negli Stati Uniti, sia, come elettore, sullo stesso piano dei suoi concittadini? Si tratta, come dicevo, di una preoccupazione di antica data. La specificitĆ del nostro tempo ĆØ, semmai, che siamo diventati più tolleranti dei nostri antenati (ma anche semplicemente dei nostri padri e nonniā¦) dellāingerenza diretta della grande ricchezza nella sfera politica, in un contesto che rimane formalmente democratico ma forse rischia di divenire, in pratica, una sorta di oligarchia del denaro. Ć un rischio che dovrebbe farci riflettere!
Chiudo con la copertina del libro, perchĆ© lāidea di privilegiare le parole sulle immagini non significa mica escluderle del tutto, le suddette immaginiā¦